Minimalismo e benessere psicologico

Minimalismo e benessere psicologico
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Di minimalismo si parlò per la prima volta intorno agli anni Sessanta del Novecento, in riferimento all’ambito artistico in cui si era osservata una certa tendenza al riduzionismo. Ridurre al minimo equivale, in questo senso, a valorizzare solo ciò che è essenziale. Il minimalismo trovò espressione in ogni arte, dalla scultura alla pittura, dalla fotografia alla musica, dall’architettura all’interior design. In quest’ultimo ambito un concetto chiave, oltre alla già citata essenzialità, è quello di funzionalità. Gli spazi devono essere funzionali rispetto alle attività per cui sono preposti. Ciò può significare, se pensiamo ad esempio a una cucina, che a portata di mano e a vista si avranno oggetti di uso quotidiano perché questo semplificherà le operazioni di pulizia, ad esempio, o di preparazione dei cibi.

Attualmente il concetto di minimalismo abbraccia diverse aree oltre alle arti. Lo troviamo in ambito finanziario, nella moda, nelle relazioni, nelle strategie di gestione domestica, nell’alimentazione, nell’attenzione alla sostenibilità ambientale e così via.

Gestire le proprie finanze in ottica minimalista non significa necessariamente spendere poco e/o condurre una vita frugale. Ha più che altro a che vedere con l’investire risorse economiche su ciò che conta per noi in un dato momento di vita o, se non disponiamo di denaro sufficiente per farlo, riguarda il porsi l’obiettivo di risparmiare a tal fine. Se ho intenzione di coltivare la mia passione per la fotografia, avrà senso per me spendere per seguire un corso specifico o per acquistare i giusti strumenti e rinuncerò a cuor leggero a qualche serata in pizzeria in nome della mia passione tanto a lungo ignorata perché, magari, ho sempre avuto l’impressione che “non mi avrebbe portato da nessuna parte”, ovvero che non sarebbe stato redditizio. Forse non diventerò mai un fotografo famoso, ma la soddisfazione di imparare qualcosa di nuovo e che mi entusiasma non vale già di per sé abbastanza? Troppo spesso le nostre scelte sono guidate dall’obiettivo della produttività, che tanto ci affanna, anziché della crescita personale.

Rispetto al tema fashion, spesso si sente parlare di capsule wardarobe. Si tratta di avere pochi indumenti di buona qualità tutti abbinabili tra loro per stile e palette di colore. Questo in teoria offre l’opportunità di perdere meno tempo nella scelta degli abiti da indossare al mattino, liberandolo per attività più arricchenti. Dico in teoria perché uno dei prerequisiti per cui un capsule wardarobe funzioni è sì la scelta di pochi pezzi, ma soprattutto di pezzi che ci facciano sentire a nostro agio. Se so di sentirmi bene con indosso ogni singolo capo che possiedo ecco che potrò davver pescare a caso dall’armadio ed essere comunque soddisfatta di come mi sento e di come appaio ai miei occhi prima ancora che a quelli degli altri!

Essere minimalisti nelle relazioni vuol dire darsi il permesso di coltivare solo i rapporti realmente significativi, lasciando andare quelle frequentazioni che non aggiungono valore alla nostra vita e che ci rendiamo conto di vivere con stress o come una perdita di tempo. Questo comporterà anche l’abilità di dire dei no e di tollerare la delusione che potremmo generare negli altri.

Per quel che riguarda la gestione della casa, potrei chiuderla velocemente citando il decluttering (riordino) portato alla ribalta in occidente da Marie Kondo. Sbarazzarci degli oggetti che riempiono i nostri appartamenti e dei quali facciamo fatica a disfarci sebbene giacciano inutilizzati da anni, non ci piacciano o non abbiano alcuna valenza affettiva è di certo uno dei modi per amministrare la propria casa in ottica minimalista. Ma c’è di più. Oltre a possedere meno cose (vestiti, utensili, device, ninnoli) coltivare il minimalismo in quest’ambito implica anche investire risorse ed energie in quello che è davvero importante per noi. Se per iniziare bene la giornata so di aver bisogno di una buona spremuta, avrà senso acquistare uno spremiagrumi di qualità, che duri nel tempo, da tenere a portata di mano perché so che lo userò ogni mattina. Al contrario, posso dare via quel vecchio tostapane mai usato ereditato da una prozia che da troppo tempo occupa spazio nella mia credenza. Se trovo accoglienti le case piene di piante, sarà importante che io trovi lo spazio per loro e il tempo per farle crescere e prendermene cura.

Un’alimentazione minimalista consiste nel nutrirsi in maniera più equilibrata, con cibi sfiziosi e di qualità e processati il meno possibile. Non si tratta di mangiare meno, ovviamente, ma di mangiare meglio avendo un occhio di riguardo verso gli aspetti etici della produzione alimentare.

E qui veniamo all’ultimo punto, quello della sostenibilità. Alcuni passaggi nel percorso verso il minimalismo possono apparire contrari al concetto di sostenibilità. A ben vedere però, anche gli aspetti più controversi si integrano in un tutto armonico che ha forse come naturale apice la cura dell’ambiente. Il decluttering ci induce a disfarci di ciò che non ci è utile nel qui e ora, ma non ci obbliga a buttarlo. Potremmo pensare di dare nuova vita agli oggetti vendendoli, donandoli o riciclandoli. Concederci acquisti di qualità ci dà qualche garanzia in più rispetto alla loro durabilità. Analogamente, alimentarci in maniera più sana, insieme ad altre buone abitudini quali l’attività fisica, ci metterà al riparo da piccoli acciacchi e limiterà il consumo di farmaci. Inoltre acquistare (cibo o altro) da chi ha a cuore l’ambiente non può che innescare un circolo virtuoso di cura verso il luogo che ci ospita.

Rileggendo quanto scritto fino ad ora salta all’occhio come il minimalismo sia intimamente connesso ad alcuni temi ricorrenti in questo blog: consapevolezza, valori e libertà. Avevamo già parlato di come una routine quotidiana possa essere utile solo nella misura in cui rispecchia ciò che conta davvero per noi. Allo stesso modo, il minimalismo può essere utile per coltivare il benessere psicologico nella misura in cui libera spazio fisico e mentale per prenderci cura di ciò che è importante nella nostra vita. L’obiettivo del minimalismo non è avere una casa con pareti bianche e superfici sgombre, è eliminare il rumore visivo per schiarirci la mente e concentrarci sui passi da compiere per perseguire i nostri valori. Fare ordine, liberarsi del superfluo, offre la possibilità di mettersi in ascolto dei propri reali bisogni, di identificare i propri valori e, in ultima istanza, di individuare le giuste azioni per coltivarli quotidianamente.

Il punto è sempre lo stesso: si è in equilibrio (e si riesce più facilmente a ritrovarlo) quando valori e azioni sono allineati. Il minimalismo rappresenta uno degli strumenti a disposizione per raggiungere e mantenere tale equilibrio.

Si può applicare il minimalismo anche a pensieri ed emozioni? La risposta breve è sì, quella lunga arriverà prossimamente!

Arianna

Riferimenti bibliografici e sitografia (presenza di link affiliati, potrei ricevere una commissione se acquistaste i libri attraverso tali link)

Hayes, S.C., Strosahl, K.D., Wilson, K.G. (2013). ACT: Teoria e pratica dell’Acceptance and Commitment Therapy. Milano: Raffaello Cortina

Kondo, M. (2018). Il magico potere del riordino: Il metodo giapponese che trasforma i vostri spazi e la vostra vita. Milano: Vallardi A.

Yamashita, H. (2017). Dan-sha-ri: Riordina la tua vita. Milano: Fabbri Editori

https://it.wikipedia.org/wiki/Minimalismo#Il_minimalismo_nelle_arti_plastiche

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