
Si parla spesso di quanto sia importante vivere il momento presente, il qui e ora. Se ci pensiamo, anche la saggezza popolare spinge molto su questo punto dicendoci, ad esempio, che non dobbiamo fasciarci la testa prima di rompercela. In effetti, preoccuparci per il futuro o ruminare sul passato raramente ci apporta qualche beneficio.
C’è da dire però che la società occidentale, anziché assecondare la saggezza popolare, ha spinto molto su concetti come produttività, efficienza, rapidità della performance. Concetti, questi, che non fanno che sbilanciare l’attenzione verso il futuro (le cose da fare), alimentando sensi di colpa sul passato (le cose che avremmo dovuto fare ma non abbiamo fatto). E disconnettendoci, in ultima istanza, da ciò che sentiamo e desideriamo.
Questa disconnessione, che sul breve termine può avere risvolti positivi, poiché ci protegge da vissuti dolorosi e disorientanti, sul lungo termine rischia di creare un gap incolmabile con i nostri valori e le nostre aspirazioni, alimentando emozioni sgradevoli.
Ma come si fa a stare nel momento presente? La mindfulness ci può venire in aiuto. Essa riguarda la capacità di portare la propria attenzione nel qui e ora in maniera consapevole e non giudicante. È stata portata nella nostra cultura da Jon Kabat-Zinn, medico statunitense che dopo un periodo trascorso in oriente, scoprendone i benefici, ha deciso di “esportarla” spogliandola dagli aspetti trascendentali.
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