
Quante volte ci sarà capitato di dire frasi del tipo: “non preoccuparti, sono multitasking!”. Probabilmente potremmo anche esserci vantati di riuscire a tenere la testa impegnata su più attività simultaneamente riuscendo a garantire un buon livello di efficienza e dimezzando i tempi di esecuzione dei diversi compiti. C’è poi un luogo comune che vuole le donne “più multitasking” degli uomini, in ragione dell’esigenza (del dovere?) di barcamenarsi tra i diversi ruoli che la società impone loro (lavoratrici, madri, casalinghe e chi più ne ha più ne metta).
Ma siamo davvero certi che riuscire a fare più cose contemporaneamente (questa la traduzione letterale di “multitasking”) sia vantaggioso in termini di efficienza delle proprie prestazioni e di benessere psicologico?
In questo blog si parla spesso dell’importanza di stare nel momento presente per mantenere o ritrovare il proprio equilibrio psicofisico. E insieme abbiamo visto anche come il ritorno all’essenziale attraverso la pratica del minimalismo in diverse aree di vita possa essere altrettanto funzionale al benessere psicologico. Se ci pensiamo, entrambi questi temi stridono con il concetto di multitasking, che in qualche modo sembra rimandare a una vita veloce, concitata e anche un po’ stressante in cui la produttività è al primo posto. Una produttività non necessariamente allineata ai propri valori ma, come si diceva prima, che rischia di rispondere più che altro alle aspettative della società/cultura in cui si è immersi.
Dopo queste riflessioni, vediamo che cosa dicono le ricerche al riguardo.
Quando siamo impegnati in un doppio compito riusciamo a occuparcene in parallelo fino a che non raggiungiamo un passaggio cruciale per la buona riuscita di una delle due attività. Quando ciò accade, metteremo in pausa l’altra attività per focalizzare tutte le nostre risorse sul compito in quel momento centrale, poi torneremo a condividere la nostra attenzione fino al successivo step critico. Questo è quello che capita, ad esempio, mentre si è alla guida: possiamo guidare e chiacchierare con il passeggero ma, in caso di un imprevisto (una deviazione, un tamponamento, una gomma bucata, etc.) sospenderemo le chiacchiere per dedicarci alla sua risoluzione. La teoria che dà ragione di questo meccanismo vede il processamento seriale delle informazioni come determinato dai limiti strutturali del nostro sistema cognitivo che funziona a collo di bottiglia: seleziona di volta in volta i dati rilevanti in quel momento per portare a termine il compito ritenuto principale e “lascia passare” solo (o prima) quelli. Il modello teorico del collo di bottiglia spiega gli errori e l’aumento dei tempi di latenza della risposta nello svolgimento di due compiti in parallelo.
Altre teorie spiegano il multitasking con l’allenamento: più un compito è consolidato (va in automatico), più sarà semplice svolgerne un altro in contemporanea senza incappare nell’effetto collo di bottiglia. Altre ancora, evidenziano come sia più semplice processare informazioni e rispondere a stimoli in parallelo se per farlo si attinge a fonti diverse (se coinvolgono, cioè, competenze differenti), posto che l’allocazione delle risorse attentive dipende dalla priorità che si attribuisce a ciascun compito.
Alla luce di quanto detto fino ad ora, forse possiamo affermare che essere multitasking rischia di divenire un limite quando, come si suol dire, mettiamo troppa carne al fuoco e non ci concediamo il giusto tempo per dedicarci a ciascuno dei nostri impegni. L’essere multitasking può diventare una reale risorsa quando riguarda la scelta della giusta modalità di processamento delle informazioni (se seriale o in parallelo) per l’esecuzione di compiti. In quest’ultima accezione ha una valenza adattativa ed è connesso al concetto di “flessibilità”: conoscere e padroneggiare le proprie risorse e il loro funzionamento può offrire l’opportunità di portare a termine diversi compiti in maniera efficiente, attribuendo di volta in volta la giusta priorità alle diverse attività e ai singoli step che le compongono, anche sulla base di quello che si ritiene davvero importante data fase di vita.
Flessibilità e priorità diventano, quindi, le parole chiave di un multitasking efficiente!
Arianna
Riferimenti bibliografici
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Broeker, L., Liepelt, R., Poljac, E., Künzell, S., Ewolds, H., de Oliveira, R. F., & Raab, M. (2018). Multitasking as a choice: a perspective. Psychological research, 82(1), 12–23.
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