Sembra un diario di scuola, ma in ogni pagina anziché scrivere i compiti da fare si potranno annotare le piccole cose che ci hanno fatti sentire grati in quel giorno o riflettere su altre situazioni/persone/esperienze per cui dire grazie.
Le pagine si possono stampare e compilare seguendo le indicazioni, ma va bene anche lasciarsi ispirare e usarle per segnarsi avvenimenti importanti, per disegnare o anche solo per fare degli scarabocchi catartici!
Tenere un diario in cui segnare quotidianamente ciò per cui siamo grati incrementa la consapevolezza, la resilienza e, in ultima analisi, il benessere psicologico.
Ecco, questo è ciò di cui voglio convincervi e non perché lo dico io, ma perché aumentano gli studi a dimostrazione dell’efficacia di questo strumento in varie popolazioni cliniche (individui a rischio suicidario, pazienti oncologici, etc.). E se funziona per persone che stanno affrontando sfide così impegnative, perché non credere che possa servire anche per fronteggiare i nostri piccoli e grandi drammi quotidiani, rendendoci pronti in caso di ribaltamenti improvvisi della nostra fortuna.
Questa riflessione di per sé dovrebbe bastare per indurci a correre in cartoleria a comprare un quaderno carino. Ma nei fatti non basta. E per due ragioni. La prima è che siamo culturalmente abituati a prenderci cura della nostra salute mentale solo quando diventa un problema. La seconda è che metterci a scrivere le cose belle che ci accadono può farci sentire stupidi, ché ci sono cose più serie a cui pensare e poi, insomma, non sono nemmeno religioso!
La nostra attenzione è spesso catturata da pericoli reali o potenziali da affrontare e questo ha un vantaggio evolutivo. Se l’uomo delle caverne non fosse stato in grado di immaginare i peggiori scenari possibili non sarebbe probabilmente sopravvissuto ai pericoli della natura e oggi noi saremmo estinti.